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Donald Trump ha annunciato l'abbandono dell'Accordo di Parigi sul clima

01 giugno 2017 
"Usciamo dall'accordo ma siamo pronti a rinegoziare per rientrare ancora nell'accordo di Parigi o in un altro accordo", Questa la decisione finale del presidente americano Donald Trump che ha preso la parola al Rose Garden della Casa bianca con circa 30 minuti di ritardo dopo aver avvisato della sua decisione i principali leader mondiali. Facendo uscire gli Stati Uniti dagli accordi sul clima di Parigi, il presidente americano Donald Trump "sta mantenendo la sua promessa elettorale di mettere i lavoratori americani al primo posto" questo è quello che la Casa Bianca ha sostenuto. L'accordo sul clima di Parigi "rappresenta una ferita economica auto inflitta" : per gli Stati Uniti "non è un'intesa equa". Così il presidente Trump, ha giustificato la decisione di fare uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima. "Gli Usa metteranno fine a tutti gli accordi vincolanti di Parigi per riaffermare la sovranità americana" ha proseguito il presidente. "L'accordo rappresenta un'incredibile ridistribuzione di ricchezza dagli Stati Uniti ad altri Paesi", ha rimarcato Trump, indicando che non è sufficientemente stringente con la Cina e questo è uno dei motivi per cui molti accordi commerciali saranno presto rinegoziati. L'intesa sul clima comporta "costi in anticipo per il popolo americano. Gli Stati Uniti sono già leader mondiali nella produzione di energia e non hanno bisogno di un cattivo accordo", negoziato male dall'amministrazione di Barack Obama, ha affermato l'attuale inquilino della Casa Bianca. Il presidente Donald Trump ha anche annunciato che Washington smetterà di contribuire al 'Green climate fund' delle Nazioni Unite. L'America, la seconda nazione più inquinante del globo dopo la Cina, si era impegnata a ridurre le emissioni del 26%-28% entro il 2025. La scelta è tra un ritiro formale, che può richiedere tre anni e consentire ripensamenti in corsa oppure un'uscita "veloce" dal trattato Onu su cui l'accordo si basa. Il New York Times indica la possibilità di una terza via ma che porterebbe comunque allo sfilarsi degli Usa, cioè a dire l'invio dell'accordo di Parigi in Senato per la ratifica che richiederebbe i due terzi dei voti. Si tratta di un traguardo praticamente impossibile, considerando che i repubblicani controllano in Senato 54 seggi su 100. 

 New York chiama Parigi 

E se il sindaco di New York, Bill De Blasio, ha sfidato il presidente Trump, annunciando che la città rispetterà gli impegni sul clima anche se gli Usa si ritireranno, la grande industria a stelle e strisce è in prevalenza schierata a favore dell'intesa, dalla Exxon Mobil alla Apple. L'amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, ha minacciato di uscire dal consiglio degli adviser della Casa Bianca se Trump confermerà la volontà di venir meno agli impegni. La stessa amministrazione appare spaccata. Il capo stratega Steve Bannon e il capo dell'Epa (Environmental Protection Agency), Scott Pruitt, sono contrari all'accordo di Parigi mentre la figlia del presidente Ivanka Trump e il marito Jared Kushner spingono perché gli Usa non si ritirino, così come il segretario di Stato, Rex Tillerson, ex Ceo della Exxon. Secondo il Financial Times, la leadership nella lotta ai cambiamenti climatici passerà ad Unione Europea e Cina che avrebbero deciso di creare un'alleanza 'verde' per accelerare sugli impegni di Parigi anche senza gli Stati Uniti. 

L'accordo ratificato da Obama può essere ritirato da Trump 

Ratificato da un presidente, Barack Obama, l'accordo Cop 21 di Parigi sul clima può essere denunciato allo stesso modo dall'attuale inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, senza passare per il Congresso. Gli Usa avevano annunciato la ratifica dell'accordo sulla riduzione delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra il 3 settembre 2016, insieme alla Cina, alla vigilia del Gg20 ad Hangzhou. La ratifica Usa porta la firma di Obama, uno dei principali artefici dell'intesa, senza l'approvazione del Senato (richiesta in genere per i trattati) perché la sua amministrazione lo ha ritenuto un "accordo esecutivo" per il quale basta l'autorità del presidente che ora, sfruttando un meccanismo analogo, può anche decidere di ritirare gli Usa dall'accordo. 

Cremlino, accordo Parigi inefficace senza Usa 

"La Russia dà grande importanza" all'accordo sul clima di Parigi, ma "allo stesso tempo va da sé che l'efficacia di questa convenzione sarebbe probabilmente ridotta senza i suoi attori chiave": lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, dopo l'annuncio della decisione del presidente Usa Donald Trump sul ritiro dall'accordo sul clima. 

Ue e Cina riconfermano rispetto accordo clima 

Nel vertice delle prossime ore di Bruxelles Unione Europea e Cina annunceranno che continueranno a rispettare l'accordo di Parigi sul clima e nelle conclusioni, già "stabilizzate" sul tema, saranno annunciati "dettagli sulle misure concrete di attuazione" dell'accordo. Il vertice formalmente comincerà con la cena del premier Li Keqiang con i presidenti Donald Tusk e Jean-Claude Juncker all'Europa Building di Bruxelles. Pur non menzionando direttamente gli Usa, la portavoce del Ministero degli Esteri cinese Hua Chunying ha detto che i cambiamenti climatici sono "una sfida globale" che nessun Paese può ignorare. "Non importa se altri cambiano idea, continueremo a seguire un modello di sviluppo sostenibile", ha aggiunto Hua, in conferenza stampa. 

 Chi potrebbe fare cambiare idea a Trump sul clima? 

Ci sono una serie di gruppi, di politici e di aziende che stanno facendo pressioni su Trump affinché scelga una delle due della strade possibili. Già lo scorso novembre, poco prima delle elezioni, una serie di gruppi ambientalisti avevano chiesto al presidente eletto di non stracciare il documento e di rispettare l'accordo. Poco dopo, il 16 novembre, diverse aziende americane - tra cui Nike, Starbucks, e Mars - hanno firmato una lettera aperta per chiedergli di non uscire, come invece aveva più volte annunciato durante la sua campagna elettorale. E ancora Rex Tillerson, ex a.d. di ExxonMobil e ora segretario di Stato, aveva detto che gli Stati Uniti non avrebbero lasciato l'intesa di Parigi, seguito dalla figlia di Trump, Ivanka, anch'essa a favore dell'accordo. Sul fronte del no si sono sin dall'inizio espressi il capo dell'Environmental Protection Agency, Scott Pruitt, il consigliere capo del presidente, Steven Bannon, e almeno 12 repubblicani alla Camera. Alla loro lettera è seguita quella di altri 22 senatori repubblicani che chiedono il ritiro. Con essi anche molti gruppi conservatori, che vedono nell'accordo di Parigi come una vittoria delle politiche di Obama che deve essere cancellata. Ma il fronte dei sostenitori dell'accordo continua a ingrandirsi: c'è il segretario all'Energia, Rick Perry, ex governatore repubblicano del Texas. C'è il papa, che ha discusso a lungo con Trump sul tema nella visita del presidente Usa in Vaticano. Ci sono poi decine di aziende tecnologiche e i colossi della Silicon Valley, Google e Apple in prima fila, ma anche aziende petrolifere come BP e Shell. In particolare Exxon ha voluto esprimere il suo parere a favore dell'accordo di Parigi. Dal punto di vista del Congresso, ci sono oltre 40 senatori democratici che hanno scritto al presidente, ma anche 3 senatori repubblicani e 13 deputati repubblicani alla Camera. In tutto questo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha mandato un messaggio chiaro a Trump. "Il mondo è un disastro" e gli effetti dei cambiamenti climatici sono pericolosi e stanno aumentando giorno dopo giorno.

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