È stato arrestato Giuseppe Giorgi, latitante di 'ndrangheta detto “u capra” che era ricercato dal 1994.
Il nome del 56enne era inserito nell’elenco che comprende i cinque
latitanti più pericolosi d’Italia. L’uomo è stato bloccato dai
carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, insieme a quelli
dello squadrone Cacciatori Calabria, a San Luca, la mattina del 2
giugno, nella sua abitazione. Mentre i carabinieri lo stavano portando
via, uno dei vicini di casa ha baciato le mani al boss. Una scena cui ha
fatto da contraltare l'esultanza degli uomini dello Stato, quei
carabinieri che da anni seguivano le mosse del latitante e che, a
cattura avvenuta, al rientro in caserma, hanno dato libero sfogo alla
propria gioia lanciando le braccia al cielo ed abbracciandosi tra loro.
I carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il latitante si trovasse nella sua abitazione e la notte scorsa, verso le 3.30, sono entrati e hanno iniziato la perquisizione. Dopo circa 5 ore di lavoro, quando hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio, Giorgi si è fatto sentire. I carabinieri hanno dovuto lavorare ulteriormente perché si era bloccato il congegno che consentiva l'apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.
Elemento di vertice della cosca Romeo
Giorgi è ritenuto uno degli elementi di vertice della cosca Romeo attiva soprattutto a San Luca e con ramificazioni in tutta la provincia, oltre che in ambito nazionale ed internazionale. Nei suoi confronti, era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Era ritenuto un latitante di massima pericolosità e il suo nome era stato inserito nel programma speciale di ricerca."Bravi, mi avete preso"
"Bravi, mi avete preso". Così ha reagito Giorgi all'arrivo dei carabinieri. Il boss era nascosto in un piccolo bunker ricavato sopra il camino della sua abitazione, a San Luca. Subito dopo essere uscito dal rifugio, ha poi cercato di tranquillizzare le due figlie, una di 26 e una di 24, che si sono lasciate andare a scene di disperazione. "Si sapeva - ha detto rassegnato l'uomo alle figlie - che prima o poi doveva finire".I carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il latitante si trovasse nella sua abitazione e la notte scorsa, verso le 3.30, sono entrati e hanno iniziato la perquisizione. Dopo circa 5 ore di lavoro, quando hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio, Giorgi si è fatto sentire. I carabinieri hanno dovuto lavorare ulteriormente perché si era bloccato il congegno che consentiva l'apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.
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