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Renzi stravince le primarie del Pd

ROMA – Si è votato dalle 8 alle 20 di ieri  in tutta Italia dove 2 milioni circa di votanti hanno votato alle primarie del Pd. Matteo Renzi  ha vinto le primarie del Pd. Circa due milioni di militanti si sono recati alle urne per votare il nuovo segretario del Pd. L’ex premier incassa una larga maggioranza. Infatti dai dati ancora parziali e non ufficiali, Renzi ha ottenuto il 70,01 per cento dei votanti, dopo aver ha ottenuto il 66,73% nel voto dei circoli . Orlando il 19,5 % Emiliano presente solo in 5 collegi in Lombardia e in uno in Liguria, negli altri è stato escluso per la mancanza delle firme necessarie, ha raggiunto il 10,48 %.
Rispetto al 2013 il nuovo Pd di Renzi è molto diverso da quello vecchio, è sicuramente un partito più “renziano”. Gli acerrimi avversari e cioè i “bersaniani-dalemiani”, quelli abituati alle solite dichiarazioni al “vetriolo” sui media non ci sono più, si sono auto-asfaltati. L’ultimo “avversario”, e cioè Emiliano, ha dimostrato la sua pochezza politica, ed  sbagliato insieme alla sua cordata “levantina” praticamente tutte le strategie. Prima ha dichiarato la guerra al segretario, dopo ha abbandonato e “tradito” gli scissionisti per restare dentro al Pd, quindi si è candidato  in semi solitudine alle primarie pur di raggiungere il desiderato palcoscenico mediatico nazionale, e tutto questo per prendere “una percentuale da Angelino Alfano, come lo prendono in giro nel Pd.

Adesso Michele Emiliano è praticamente circondato , anche in Puglia,  da un partito nelle mani “renziani” e tutto ciò dopo aver perso  le  due “stampelle” iniziali, cioè  Roberto Speranza ed il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi che inizialmente avevano costituito con lui il triumvirato della congiura per fare opposizione a Renzi: un vero e proprio suicidio politico.
Un gigantesco grazie a tutti, ha detto l’ex-premier che ha riconquistato la guida del partito dopo le sue coerenti dimissioni a seguito della sconfitta al referendum costituzionale del 4 dicembre.  Dopo la sconfitta del referendum, e le coerenti dimissioni di Renzi da Palazzo Chigi a cui hanno fatto seguito correttamente anche  da quelle da segretario del partito, e la mini-scissione di D’Alema e Bersani , gli elettori del Pd che hanno fatto le file in tutti i gazebo d’ Italia dove si votava hanno smentito chi raffigurava il Partito Democratico  alla frutta, lacerato e sfiduciato.
Così non è stato e la reazione al contrario è stata  imponente, e nessun dubbio può adesso essere posto da chiunque sul fatto che oggi Renzi sia sostenuto dalla stragrande maggioranza degli iscritti e degli elettori del Pd.

L’ex premier ha esaltato questa “giornata speciale,  mandando un messaggio alla politica: “Grazie a tutte le amiche e gli amici che lavorano nel governo del Paese a iniziare da Gentiloni, a cui va tutto il sentimento della nostra vicinanza e amicizia. Ci attendiamo molto da tutti voi che lavorate nel governo e lavoreremo al vostro fianco con molta convinzione“. Poi accenna anche ad un’autocritica “Ho imparato – dice – che questo non è un partito personale. Quando centinaia di migliaia di persone votano, come si fa a dire che questo è il partito di una persona?“.
Il messaggio del neo segretario è, non a caso, tutto declinato al plurale: “Il Pd ha un leader forte? Vedremo, sicuramente c’è una comunità forte, che mi ha sostenuto quando barcollavo”, spiega nel suo breve discorso di ringraziamento tutto centrato sulla forza delle primarie (“abbiamo fatto una cosa grande, abbiamo scelto”.
Renzi concede pochi i passaggi alle questioni di attualità politica: “Noi vogliamo fare una grande coalizione con le associazioni, con il civismo, con le persone. Non con dei partiti che non rappresentano neanche se stessi”. Renzi mette quindi da parte le questioni che troverà dalla prossima settimana sul suo tavolo di ritrovato leader del Pd.
Per adesso Matteo Renzi festeggia una vittoria alle primarie ottenuta “insieme”. Poi, a letto presto: oggi lo attendeva la mezza maratona di Pontassieve .“Ora godiamoci questa festa di democrazia”, dice Lorenzo Guerini.

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